Andrea Maccarrone: Margherita

BIO: Da molti anni mi occupo di comunicazione e formazione. Ho cominciato nell'ambito di interventi di informazione, testimonianza e contrasto all'omobitransfobia nelle scuole medie di secondo grado nei primi anni 2000 con il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma. A partire dal 2015 ho iniziato a collabrare con l'associazione SCOSSE ed Educare Alle Differenze con interventi educativi rivolti anche a classi di scuole medie inferiori di contrasto al bullismo, agli stereotipi e di promozione di una cultura delle differenze e della responsabilità. Dal 2017 lavoro per EDI nell'ambito del progetto "Underadio" di Save the Children che si rivolge a ragazze/i di scuole medie primarie e secondarie con percorsi curricolari lunghi di promozione dei diritti, contrasto alle discriminazioni e sviluppo delle competenze, della responsabilità, del confronto, del rispetto e della partecipazione. Punto a migliorare sempre la qualità della formazione che offriamo in questi ambiti.

Durata: 60 minuti

 

Partecipanti: 10 -25 partecipanti

 

Obiettivi: 

 

Attraverso la capacità di immedesimazione e di proiezione dei/lle partecipanti, con questo esercizio si vuole suscitare la sensazione dei vissuti di persone con alcune caratteristiche selezionate, e delle difficoltà o possibilità che incontrano in varie circostanze della vita. Rendere visibilmente percepibile il gap di possibilità che diverse condizioni di partenza rispetto a orientamento sessuale/identità di genere, ma anche età, disabilità, condizioni socio-economiche, appartenenze culturali o religiose, paesi di origine possono creare nelle persone, e stimolare il confronto all’interno del gruppo su questi temi. Si vuole anche sviluppare il senso di empatia per persone che possono avere condizioni diverse dalle nostre e che possono essere più o meno privilegiate rispetto al contesto dato.

 

Strumenti:

 

L’attività si può svolgere al chiuso in un’aula medio-grande (in relazione anche alla dimensione del gruppo) liberando la parte centrale dai banchi, oppure in una palestra o spazio aperto. 

Si avrà bisogno di cartoncini colorati per la creazione di schede bio, fogli di carta bianchi, carta pacco grande per condivisione finale. 

 

Preparazione:

 

Lo spazio va sgomberato da banchi e altri ogetti. La preparazione richiede la creazione su dei cartoncini, possibilmente di vari colori, di brevi profili personali che possono essere definiti sulla base di una sola caratterisrtica (es.: orientamento sessuale o identità di genere) o a più caratteristiche (es.: condizione socio economica, familiare, età abilità/disabilità, religione, origine etc…). A seconda della scelta il focus sarà più o meno concentrato sui vari aspetti messi in luce.

 

Istruzioni:

 

Si invita ciascun/a partecipante a scegliere a caso un cartoncino con la scheda delle persone che abbiamo predisposto, chiedendo di leggere attentamente e di non rivelare a nessuno il contenuto del proprio cartoncino. Alcuni/e componenti del gruppo, ignari/e dei contenuti delle schede, potrebbero essere invitati/e a osservare attentamente quel che avverà. (5 minuti). A seconda delle caratteristiche dello spazio e del numero dei/lle partecipanti, si dispongono i/le paetecipanti in cerchio a distanza di un braccio gli uni dalle altre o in fila retta su un lato dell’aula (5 minuti). A quel punto il/la facilitatore/trice darà delle indicazioni di cose che possono essere fatte invitando i/le partecipanti a reagire come se fossero la persona della bio che hanno ricevuto. Nel caso pensino – con quella identità – di poter svolgere quell’attività senza problemi fanno un passo avanti (verso il centro nel caso del cerchio, verso la parete opposta nel caso della linea retta), altrimenti restano fermi/e. Per esempio, se il/la facilitatore/rice dirà: “posso sposarmi con chi desidero”, un ragazzo 20enne eterosessuale farà probabilmente un passo avanti, mentre un ragazza lesbica potrebbe restare ferma. Ma la stessa cosa potrebbe capitare a una ragazza appartenente a una famiglia musulmana osservante o a una persona disabile. Si lascia piena libertà di interpretare la propria identità e le proprie possibilità. Alla fine dell’attività in cui il/la facilitatore/rice ha elencato una buona serie di possibili attività tagliate sul tipo di schede predisposte, i/le partecipanti si troveranno disposti/e nello spazio in modo diverso. Alcune/i saranno avanzati/e verso la parete opposta o verso il centro del cerchio, altre/i saranno rimaste/i al punto di partenza o avranno fatto pochi passi, altri/e ancora si collocheranno in posizioni intermedie. Nel caso del cerchio si sarà formata quindi una struttura a cerchio con dei raggi o dei petali, per la linea retta, invece, una struttura a mixer (20 minuti).

 

Restituzione (30 minuti):

 

Il posizionamento finale dei/lle partecipanti crea un’immagine molto chiara delle distanze che si possono creare tra le persone nella vita reale in base a caratteritiche individuali o sociali che nella maggior parte dei casi non sono scelte ma sono date (orientamento sessuale, identità di genere, condizioni socio-economiche, religione/religiosità della famiglia, età, condizioni di salute, paesi di origine, etc.). La distanza fisica che si crea tra i/le partecipanti che sono avanzati/e suscita anche delle sensazioni e delle emozioni nei parteipanti che hanno potuto progedire e chi restava indietro. Se l’attività aveva previsto alcuni/e osservatori/trici si può cominciare chiedendo loro cosa hanno osservato e che spiegazione possono dare riguardo all’avanzata o meno dei/lle parteipanti. Altrimenti si può procedere direttamente chiedendo man mano a chi è avanzato/a o meno quale bio avesse, perché ha fatto un passo avanti o meno, come si è sentito/a quando avanzava o quando restava immobile etc. Questo confronto può anche essere riassunto riportando gli elementi essenziali che emergono sulla carta in modo da fissarli e renderli eventualemente punti di partenza di ulteriori approfondimenti o attività. 

 

Suggerimenti:

 

Per svolgere al meglio questo esercizio è opportuno definire le schede bio in modo puntuale rispetto alle caratteristiche e agli apsetti che si vogliono indagare. Non è necessario limitarsi a una sola dimensione (es.: orientamento sessuale/identità di genere) ma potrebbe essere dispersivo inserirne troppe. Utile anche predisporre in partenza il set di possibilità da proporre e degli ambiti da approfondire per non trovarsi poi sul più bello dell’attività a corto di input. È fondamentale che la scelta o l’assegnazione delle schede bio ai/lle partecipanti sia del tutto casuale (una simulazione di quanto accade nella vita rispetto a queste caratteristiche), che non vengano rivelate agli/le altri/e e che non possano essere scambiate o cambiate. All’inizio, se qualcuno non ha chiaro il suo profilo perché non conosce un termine (per es.: “intersessuale”, “transgender”, “asessuale” etc.) può cheidere riservatamente spiegazioni al/la facilitatore/trice. Nel corso del debriefing può essere utile chiarire a tutti/e termini complessi o specifici o che possono dare adito a fraintendimenti. Per esempio la parola “trans” o “transgender” viene interpretata da molte persone solo come “un uomo che diventa donna o che si veste da donna” – e spesso associata alla prostituzione – mentre il fenomeno è molto più vario e complesso, siccome esistono persone trans MtF (Male to Female – da uomo a donna) e FtM (Female to Male – da donna a uomo), non binarie e altre “tipologie”. La medesima complessità e varietà di situazioni può riguardare la disabilità, le diverse culture e le diverse religioni.